Come accennato, non ci risulta esista una grammatica del dialetto Moriconese; ché da buoni Sabini, nostro malgrado, lasciamo sempre “dittu pe’ dittu!”, come dice il proverbio.
Il proverbio cita : “Dittu pe’ dittu nón ze ‘mpicca gnisciunu!” vale a dire che se te lo dice un’altro  può non essere valido. 
Com’è noto, la fonetica del VDSA (Vocabolario dei Dialetti della Sabina e dell’Aquilano) convenzionalmente è: º per ó molto chiuse;  ¦ prima di una consonante indica la sibilante sorda palatalizzata; ‘z indica la zeta sonora. Qua non rispetteremo le regole fonetiche del dialetto Aquilano-Sabino, poiché con la videoscrittura abbiamo la possibilità di segnare gli accenti così come si dovrebbero porre.

Cominciamo con l’alfabeto:

  • A a = a
  • À à = à  (accentato)
  • Ā ā = a lunga latina, viene sostituito con  â
  • B b = bbi
  • C c = ccì
  • D d = ddì
  • E e = e
  • È è = è  (aperto come èra)
  • É é = é  (chiuso come   céra)
  • Ē ē = e lunga latina,viene sostituito con Ê ê
  • F f = effe
  • G g = ggì
  • H h = acca
  • I i = i 
  • Í ì = ì
  • Ī ī = I i lunga latina,  viene sostituito con Î î
  • L l = elle
  • M m = emme
  • N n = enne
  • O o = o
  • Ò ò = ò  (aperto come cuòre)
  • Ó ó  = ó  (chiuso come cónca)
  • Ō ō = o lunga latina, viene sostituito con Ô
  • P p = pì
  • Q q = ccù
  • R r = erre
  • S s = esse 
  • § =  sch  (esse struciata [sch tedesco] come in scivolo)
  • T t  =  ttì
  • U u = u
  • Ú ú = ù  (come zulù, perù)
  • V v =  vvì
  • Z z= zeta  (sempre sibilante)

§ si può usare quando la esse si trova davanti ad altre consonanti , tipico dei dialetti osco-sabini o umbro-marchigiani e suona come la sch tedesca, come la esse di sciabola, scena o sciupare.

La s quando è preceduta da r suona come una zeta o ts

Spiegazioni sulla pronuncia di alcuni suoni:

Le parole che in italiano terminano con la  o, in moriconese terminano con la u .

  •   vaso   vasu
  •   dito    ditu
  •  quadro  quadru

Ci sono alcune parole che non seguono la regola, in generale tutte le parole di nuovo inserimento come  cronometro, televisione, telefono, microbo, microscopio, atomico ecc.. ma anche  oro, bòsco, scemo, porto ed altre.
Un rapporto strano tra lingua e dialetto, si riscontra nei nomi di località e di persona; non ci sembra che seguano una regola fissa:

  • Roma
  • Milano
  • Firenze
  • Tivuli 
  • Subbiaco
  • Napuli           
  • Montopoli
  • Empoli
  • Muntilibretti
  • Montecelio
  • Santangilu
  • Angilu
  • Franco
  • Aldo
  • Arberto
  • Luigi    che  duventa quasi sempre Giggi
  • Carmelo
  • Fernando
  • Giuvanni
  • Marianu

Umberto diventa ‘Mberto
Antonio diventa ‘Ntonio
Enrico diventa   Rico
Angilu  può diventare ‘Ngilinu
ma, in linea di massima si pronunciano come in italiano.
gli  si pronuncia  di norma  ji 
Bottiglia  buttija
Famiglia  famija
Cosiglio  cunsiju
Figlio   fiju

in e im all’inizio di parola diventano  ‘n, ‘m
inginocchiarsi = ‘nginocchiasse
impiegato‘mpiegatu
mb si trasforma in mm (Piombo = piummu)
ma  quando si vuole parlare civile” diventa mp *
Piombo = Piompo
rinomata la frase di un noto pittore locale : “Ma  nón cunusci  Seba§tiano der Piompo”
nd  si trasforma, quasi sempre,  in  nn
Candelacannela
Mandato = mannatu
Quando = quanno

così vale per il gerundio dei verbi:

essendo andati = essenno iti
avendo avuto = avenno avutu

nt  in finale di parola diventa  nd:

Ottanta = ottanda
Sessantasessanda
Quanta = quanda

Il sabino quando parla “civile”, quasi sempre, trasforma  nd in nt, la d in t e la v davanti a e, i, in f

“sentimi un poco” diventa sendi un po’ “

classica la frase anfeti, muradò, nun lo conoschi er piompo?
(anvedi, muratò, nun lo conoschi er piombo?)

Una curiosità: un mio ex collega di lavoro, di Borgo Collefegato (RI) oggi Borgorosi, discutendo con un altro collega (Paolo Fiaschi) disse: “Caro Fiaschi, te sei spaijato”       “Caro Fiaschi, ti sei sbagliato “. 

Una considerazione a parte va fatta per vócca /bocca .

Se vocca è preceduta da n o m allora diventa  mmócca

Es. no §torce ‘a vócca … e cchiudi ‘ssà vócca  ….   e mìttite ‘mmócca ‘ssù pézz’e pa! Oppure  ssu pezzu de pà.

Il dialetto, infatti era il linguaggio usato dalle genti di campagna e dalle classi più umili, cristallizzato in zone circoscritte di spazio e di tempo e rimasto abbastanza uguale fino a 50/60 anni fa, quando, finito l’isolamento rurale, attraverso una sempre più rapida diffusione dei mezzi di comunicazione, sta scomparendo con la stessa velocità della diffusione di detti mezzi. 

NOTA  PERSONALE di Pierluigi

Non  solo il dialetto sta scomparendo, portroppo, anche la lingua sta subendo  e soffrendo l’ormai prepotente (e per me “ostrogotico“) cambiamento! Quello che più mi rende nemico di ciò, non è tanto  per i trmini tecnici, quanto per OK al posto di BENE; MIDIA al posto di MEDIA; SCANNERIZZARE al posto di ACQUISIRE o SCANDIRE; GIUNIOR per IUNIOR(non Junior); SINIOR per SENIOR;  e per finire  I CURRICULUM  al posto di    I CURRICULA!