Dai proverbi raccolti intorno a questo tema si evince che l’indifferenza, la vigliaccheria, il menefreghismo sembrano rappresentare una sorta di difesa contro le avversità della vita.

Riguardo all’ingiustizia, poi, il povero ha un atteggiamento di rassegnazione, quasi che facesse parte dell’ordine naturale delle cose. A questa si contrappone la giustizia che, coerentemente, viene considerata morta e sepolta. In fondo, a pensarci bene, non poteva che essere così in un mondo dove il diritto era prerogativa del più forte . La stessa sorte è toccata alla coscienza, anche se rimane ben radicato il senso morale, ispirato all’insegnamento evangelico.

A cusceza stea ‘ncima a ‘ncardu, è passatu u somaru e se l’ha magnatu.
La coscienza stava sopra un cardo, è passato un asino e l’ha mangiato

Bòtte carceratu e trenta pauli
botte, in galera e si paga persino, se si ha a che fare con i prepotenti.

Butta u sassu e busca a mani
Getta il sasso e nasconde la mano

Chi male fa, male spetta: spettatela tu che me l’ha fatta.
Chi fa del male, aspetta il male, dunque aspettatelo tu che me ne hai fatto.

Chi più sporca la fà diventa priore
Chi si comporta nel modo peggiore, riceve il massimo del potere

Fa bene e scordate fa male e penzace.
Fai del bene e dimenticalo; se fai del male pensaci.

L’erba cattiva non more mmai
L’erba cattiva non muore mai.

Male non fa’ e paura non ave’.
Non fare del male e non aver paura.

Non me fà né callu né friddu
Non mi fa né caldo né freddo

Panza piena non pènza a quella vota
Pancia piena non pensa a quella vuota.

Quello che a te non piace all’ari non fa.
Quello che non piace a te non farlo agli altri.

Tette muru finché n’te vòto u culu.
Tieniti muro finché non ti volto le spalle

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